Il concetto di normalizzazione dei processi fa riferimento alle modalità attraverso cui nuove pratiche operative scaturite da processi di innovazione tecnologica e/o organizzativa vengono assimilate e integrate entro le modalità di funzionamento abituali di un’organizzazione produttiva.
Questo concetto fa riferimento al modello teorico della Normalization process theory, elaborato da Carl R. May e i suoi collaboratori, all’Università di Southampton in Inghilterra, sulla base di un’analisi empirica dei dati raccolti attraverso diverse indagini condotte nel campo della telemedicina ed è stato applicato e verificato in diversi contesti in ambito sanitario (cure primarie, salute mentale, telemedicina, strumenti di supporto decisionali, tecnologie sanitarie ad alto costo) (May, 2006; May et al. 2007).
Questo modello teorico propone una chiave interpretativa per individuare e comprendere i fattori che consentono di implementare ed integrare processi di innovazione tecnologica ed organizzativa entro i sistemi organizzativi produttivi, allo scopo di migliorarne la concreta pianificazione, realizzazione e valutazione, attraverso azioni sistematiche di ricerca-intervento.
Esso si basa sulla messa a fuoco delle azioni che individui e gruppi mettono in atto per integrare le nuove pratiche operative scaturenti dai processi di innovazioni entro le loro modalità operative abituali, attraverso un procedimento di ricerca fondato su tre livelli di analisi di tali processi, legati alle dimensioni degli oggetti, degli agenti e dei contesti organizzativi (May et al. 2010).
A livello degli oggetti, la teoria analizza le relazioni tra le innovazioni introdotte e l’azione collettiva dei suoi utilizzatori, mettendo a fuoco il ruolo giocato dalle capacità emergenti[1] degli oggetti (in termini di comportamenti e processi cognitivi), sulla base delle possibilità e dei limiti in essi presenti, in termini di possibilità di rielaborazione e integrazione nelle pratiche abituali (May 2006, May et al. 2007).
A livello degli agenti, la teoria si basa sull’analisi delle azioni collettive, evidenziando il rapporto che queste hanno con i meccanismi attraverso cui le persone, dando senso collettivamente alle proprie azioni, sviluppano motivazioni rispetto ad esse.
A questo livello l’analisi si sofferma su quattro meccanismi che la ricerca empirica ha dimostrato essere rilevanti nell’implementazione e integrazione di nuove tecnologie e modelli organizzativi:
- la coerenza (rispetto alle modalità attraverso cui si da senso ad oggetti, attori e contesti),
- la partecipazione cognitiva (rispetto a come le persone vengono coinvolte e si coinvolgono nelle messa in opera delle pratiche operative),
- l’azione collettiva (rispetto a cosa viene fatto per rendere operative le pratiche)
- il monitoraggio riflessivo (rispetto a cosa viene fatto per valutare gli effetti del proprio contributo all’implementazione delle innovazioni) (May e Finch 2009).
A livello dei contesti, vengono presi in considerazione le risorse strutturali e cognitive su cui si basa l’azione di individui e gruppi, focalizzando l’attenzione sul fatto che le persone, nel rendere operative le pratiche scaturenti dai processi di innovazione, fanno ricorso a due tipi di risorse:
- le capacità
- il potenziale
Le prime rappresentano le risorse sociali delle persone, in termini di strumenti e informazioni, norme sociali e ruoli; le seconde, sono costituite dalle risorse cognitive delle persone, in termini di conoscenze e credenze, motivazioni personali e collettive (May 2013).
Dal punto di vista metodologico-operativo, in base a questa teoria è stato predisposto uno specifico strumento per la valutazione dell’implementazione ed integrazione delle prassi operative prodotte dalle innovazioni nei contesti organizzativi[2], che si basa sullo schema del differenziale semantico[3]. Lo strumento è composto di una serie di items che valutano i seguenti aspetti:
- la coerenza del lavoro,
- il grado di partecipazione al lavoro,
- il lavoro svolto,
- la valutazione del lavoro.
Una volta inserite le valutazioni, lo strumento online produce un primo report di sintesi, che rappresenta i sedici item indagati e quattro grafici che descrivono le risposte per ognuno dei quattro costrutti della teoria (coerenza, partecipazione cognitiva, azione collettiva e monitoraggio riflessivo) (May et al. 2010).
Applicazioni del concetto di normalizzazione in sanità
Il modello teorico della Normalization process theory è stato sviluppato attraverso una serie di studi e applicazioni nel campo dell’assistenza sanitaria, in particolare nei seguenti ambiti:
- la telemedicina,
- l’interazione medico-paziente,
- l’organizzazione del lavoro di assistenza sanitaria nella malattia cronica,
- l’individuazione di strumenti operativi per le decisioni condivise nella consultazione medica,
- l’implementazione dell’e-health
- la configurazione dei servizi di cure primarie (May et al. 2009).
Tali studi hanno consentito di evidenziare quattro fattori che influenzano il processo di normalizzazione in sanità:
- il modo in cui l’intervento impatta sul rapporto tra medico e paziente e tra paziente e servizio sanitario, rispetto alle dimensioni della fiducia e collaborazione reciproca e dello sviluppo di decisioni condivise in merito alle modalità di gestione del problema di salute oggetto di intervento;
- il modo in cui l’intervento impatta la rete professionale sanitaria rispetto ai temi del consenso informato ed il riconoscimento delle competenze ed esperienze necessarie a gestire il problema di salute;
- il modo in cui l’intervento impatta sui modelli di definizione dei ruoli e valutazione delle competenze e delle performance;
- il modo cui l’intervento impatta sulla capacità dell’organizzazione di gestire l’innovazione attraverso la distribuzione di risorse e responsabilità funzionali all’adeguata implementazione delle nuove modalità di erogazione del servizio (Ballini, 2010).
Per quanto riguarda più specificamente il settore della telemedicina, in cui sono stati condotti i maggiori approfondimenti sull’applicazione di questo modello sono emersi i seguenti risultati:
- l’implementazione dei servizi di telemedicina dipende da un rapporto positivo con il livello di policy making (a livello locale o nazionale), che consente di connotare socialmente la telemedicina come un mezzo appropriato di erogazione dei servizi di assistenza, con il conseguente sviluppo di strutture appropriate alla sua implementazione;
- l’adozione di sistemi di telemedicina dipende da una efficace integrazione al livello di legittimazione strutturale cosi che essa possa essere supportata ed incorporata, come erogazione di cure sanitarie attraverso lo sviluppo di strutture organizzative;
- la traduzione delle tecnologie di telemedicina in pratiche cliniche dipende dal coinvolgimento di attori eterogenei entro gruppi coesi e cooperativi, in cui le identità funzionali siano negoziate e stabilite a priori ed i poteri relativamente ben definiti; la stabilizzazione dei sistemi di telemedicina in pratiche operative quotidiane dipende dall’integrazione al livello di conoscenze e pratiche professionali, in funzione del grado in cui i clinici siano capaci di integrare la telemedicina nelle loro attività, attraverso lo sviluppo di nuove procedure e protocolli (May et al. 2009).
Lo sviluppo di questo modello in sanità scaturisce da un’analisi critica dello scarso successo dello sviluppo di pratiche innovative nel settore sanitario britannico, sia a livello tecnologico che organizzativo, sulla base della messa in evidenza di una relazione problematica tra gli aspetti di innovazione tecnologica (in termini di introduzione di nuove apparecchiature e tecnologie), l’utilizzo di queste ultime da parte degli operatori sanitari e gli assetti organizzativi in cui esse venivano introdotte (Lehoux et al. 2002).
Più in generale questo tipo di approccio allo sviluppo dei processi di innovazione tecnologica ed organizzativa si inserisce nell’ambito del più ampio campo della ricerca sui servizi sanitari: un campo di indagine che esamina l’impatto degli aspetti organizzativi, finanziari e manageriali dei servizi sanitari sui processi di erogazione, la qualità, i costi, l’accesso e i risultati di tali servizi, i cui obiettivi principali sono l’identificazione e la valutazione di nuovi modelli di organizzazione ed erogazione di servizi sanitari e l’identificazione e comprensione dei rapporti tra input (investimenti) e output (efficacia) (Sheikh et al. 2011).
Bibliografia
Ballini L. (2010). La ‘normalizzazione’ degli interventi complessi in sanità Politiche sanitarie, 11, 3. Disponibile all’indirizzo web http://www.politichesanitarie.it/r.php?v=527&a=6295&l=8442&f=allegati/00527_2010_03/fulltext/05-Ballini%20%28213-214%29.pdf [Ultimo accesso: 7 novembre 2015].
Lehoux P, Sicotte C, Denis JL, Berg M, Lacroix A. (2002). The theory of use behind telemedicine: how compatible with physicians’ clinical routines? Social Science Medicine, 54:889–904.
May, C. (2006). A rational model for assessing and evaluating complex interventions in health care, BMC Health Services Research, 6:89
May, C. (2013). Towards a general theory of implementation. Implementation Science. 8: 18
May C., Mair F, Finch T, Macfarlane A, Dowrick C, Treweek S, Rapley T, Ballini L, Ong BN, Rogers A, Murray E, Elwyn G, Légaré F, Gunn J, Montori VM. (2009). Development of a theory of implementation and integration: normalization process theory, Implementation Science, 4:29
May, C., Finch, T, mair, F., Ballini, L., Dowrick, C., Eccles, M., Gask, L., MacFarlane, A, Murray, E., Rapley, T., Rogers, A., Treweek, S., Fallace, P., Anderson, G., Burns, J., Heaven, B. (2007). Understanding the implementation of complex interventions in health care: the normalization process model. BMC Health Services Research. 7
May, C., Finch, T., (2009). Implementation, embedding, and integration: an outline of Normalization Process Theory. Sociology. 43(3), 535-554.
May, C., Murray, E., Finch, T., Mair, F., Treweek, S., Ballini, L., Macfarlane, A. and Rapley, T. (2010) Normalization Process Theory On-line Users’ Manual and Toolkit. Disponibile all’indirizzo web http://www.normalizationprocess.org [Ultimo accesso: 7 novembre 2015].
Sheikh, K. Gilson, L., Agyepong, I. A., Hanson, K., Ssengooba, F. Bennett, S. (2011). Building the Field of Health Policy and Systems Research: Framing the Questions, Plos medicine Disponibile all’indirizzo web http://www.plosmedicine.org/article/fetchObject.action?uri=info:doi/10.1371/journal.pmed.1001073&representation=PDF[Ultimo accesso: 7 novembre 2015].
Note
[1] Intese come le proprietà risultanti da interazioni non-lineari tra le componenti di un sistema, non spiegabili sulla base delle leggi che governano le sue componenti prese singolarmente. Il concetto di emergenza può essere definito come il processo di formazione di schemi complessi a partire da regole più semplici; come un nuovo livello di evoluzione del sistema (ad es. il comportamento di uno stormo di uccelli).
[2] Disponibile al sito web http://www.normalizationprocess.org/npt-toolkit.aspx.
[3] Una tecnica di valutazione degli atteggiamenti basata sulla presentazione di una serie di affermazioni, rispetto alle quali si chiede di indicare il grado di accordo lungo una scala di giudizio bipolare, solitamente a sette punti.