Secondo una prospettiva epistemologica che integri modelli di intervento medico e psicologico ad approccio corporeo e socio-relazionale, la malattia rappresenta una disfunzione dell’integrazione psicocorporea dell’individuo, entro i suoi contesti socio-relazionali.
In tal senso la malattia viene considerata in relazione alle sue possibili cause, scaturenti da un campo d’azione molto ampio, che implica i modi con cui le persone contribuiscono a costruire la propria qualità della vita[1], attraverso specifiche modalità relazionali (frutto della propria storia relazionale e culturale) con cui esse si rapportano alla realtà quotidiana (gli oggetti e le altre persone), entro i loro più ampi contesti di vita.
Al tempo stesso, bisogna considerare la percezione sociale ed i modelli culturali condivisi della malattia, della salute e del rapporto con la medicina e le altre discipline che si occupano di salute umana, in una prospettiva olistica, nel contribuire a sviluppare una maggiore consapevolezza individuale di sé, del proprio corpo e dei modi con cui si fondano ed organizzano le relazioni ed i contesti sociali in cui si vive.
In tal senso, il contributo della psicologia, può fornire elementi di integrazione alle medicine olistiche, rispetto alla comprensione del senso della malattia e della salute e delle sue componenti emozionali, in una prospettiva di tipo relazione, che può offrire strumenti di orientamento nella pratica clinica col paziente.
[1] La qualità della vita può essere definita come la percezione soggettiva che un individuo ha della propria vita, nel contesto di una cultura e di un insieme di valori nel quali egli vive, anche in relazione ai propri obiettivi, aspettative, preoccupazioni. Riguarda quindi un concetto ad ampio spettro che è modificabile in maniera complessa dalla percezione della propria salute fisica e psicologico-emotiva, dal livello di indipendenza, dalle relazioni sociali e dalla interazione con il proprio specifico contesto ambientale