L’attenzione per i sistemi socio-economici locali si è andata affermando a partire dagli anni ’70 in Europa, con il diffondersi di numerosi studi empirici e teorici, che nel corso degli anni successivi hanno definito un vero e proprio paradigma specifico al riguardo. Attraverso tali studi il centro dell’interesse nella ricerca economica si è spostato dalla scala dello Stato-Nazione, che l’aveva fino ad allora caratterizzata, alla scala locale sub-nazionale, seppure in apparente contraddizione con l’emergere del fenomeno della globalizzazione, per effetto del quale i rapporti di scambio economico si pongono oggi sempre più ad una scala geografica globale.
I processi della globalizzazione infatti, da un lato riducono poteri e prerogative degli Stati-Nazione, aumentando la possibilità di emergere per le specifiche dinamiche locali, dall’altro offrono nuove possibilità di mercato per i sistemi produttivi locali che hanno qualcosa di originale da vendere, ma allo stesso tempo possono produrre atteggiamenti difensivi che aumentano il senso di identità collettiva locale (Pichierri 2011).
L’attenzione per il ruolo delle dimensioni sociali nei processi economici si era invece andata diffondendo già in epoca precedente, negli anni successivi alla seconda guerra mondiale, attraverso gli studi multidisciplinari – di economisti, sociologi, storici, geografi e politologi – che determinano il passaggio dalle teorie della crescita alle teorie dello sviluppo, mettendo in evidenza la centralità dei fattori extra-economici nell’ambito di tali processi. L’approccio multidisciplinare a questo tema di studio ha prodotto, da un lato una enorme ricchezza in termini di complessità di analisi e di contenuti, dall’altro ha comportato la difficoltà di giungere ad una sistematizzazione teorica e comparatività dei risultati (Pichierri 2007).
Per contribuire alla messa a punto di una definizione generale e comprensiva del concetto di sistema locale possono essere individuati tre livelli di analisi (Pichierri 2007, 2011).
Il primo livello è di tipo sociografico e si focalizza sulle caratteristiche che consentono di delimitare i confini del sistema locale, per circoscriverlo all’interno di un ambito territoriale più vasto, indipendentemente dalla consapevolezza e dalle rappresentazioni degli attori locali che vivono al suo interno. A tale scopo si possono prendere in considerazione diversi elementi, a seconda degli interessi di ricerca o di policy, quali le dimensioni culturali (lingue, dialetti, tradizioni, etc.), amministrative (Comune, Provincia, Regione, etc.) o produttive (concentrazione di tipologie di imprese/prodotti, categorie professionali, etc.). In questo caso l’attenzione è rivolta – entro un’ottica sistemica – alle condizioni che consentono di distinguere ciò che sta dentro da ciò che sta fuori il sistema, alle parti che lo compongono ed alle relazioni che tra di esse intercorrono.
Un secondo livello fa invece riferimento al concetto di identità locale, ossia alla consapevolezza dell’appartenenza ad un determinato contesto locale da parte di chi ci vive, ma anche al modo in cui essa viene rappresentata da parte di attori rilevanti esterni ad esso. Tali sistemi di rappresentazione interna ed esterna al contesto locale influiscono infatti sul modo in cui viene costruita socialmente quella realtà locale e sui comportamenti prodotti in relazione ad esso. A questo livello si può far quindi riferimento alla presenza di specifiche culture locali.
Un terzo livello riguarda la regolazione dei sistemi locali, ossia il sistema di principi (stato, mercato, comunità) che regola la produzione e la distribuzione delle risorse. A questo proposito si fa riferimento al concetto di governance per evidenziare la complessità dei sistemi di attori che incidono sulle decisioni a livello locale.
Riferimenti bibliografici
Pichierri A. (2007), I sistemi socio-economici locali, in Regini (a cura di), La sociologia economica oggi. Roma: Laterza
Pichierri A. (2011), Sociologia dell’organizzazione. Roma: Editori Laterza
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