A partire dalla considerazione che entrambe le forme di associazionismo (strutturale e funzionale) dei piccoli comuni possono avere, a seconda delle specifiche situazioni, effetti positivi nel promuovere lo sviluppo della capacità degli enti locali di rispondere adeguatamente alle domande sociali dei propri territori, tenderei a sottolineare l’importanza della volontarietà del processo di scelta dell’una o dell’altra direzione da parte delle singole realtà comunali – per la tutela della loro autonomia decisionale – rispetto a forme di imposizione dall’alto da parte di istituzioni sovra-ordinate agli enti di base.
Anche per far fronte a problemi già incontrati nella realtà italiana nel proporre entrambe le forme di intercomunalità, sarebbe necessario avviare un processo di sviluppo culturale delle amministrazioni locali, secondo modelli organizzativi orientati agli obiettivi, che consentano, attraverso la messa a fuoco delle dimensioni di prodotto e cliente, di superare l’autoreferenzialità politico-burocratica dell’amministrazione locale e di porre al centro dell’attenzione le concrete opportunità di miglioramento della gestione delle politiche pubbliche offerte da entrambe le opzioni.
Si potrebbe ipotizzare un percorso a due stadi, a partire dalla forma di associazionismo funzionale dell’Unione di Comuni, che consente alle singole realtà di mantenere le proprie identità ed autonomia, per evitare di incorrere da subito nei vincoli giuridici, politico-istituzionali, economico-sociali e territoriali e nelle resistenze ideologico-amministrative dei dipendenti e delle comunità locali (Spalla 2012), con cui si sono dovuti scontrare i tentativi fatti in Italia per promuovere le forme di associazionismo strutturale dell’accorpamento e fusione tra piccoli Comuni e, nel contempo, avere l’opportunità di sperimentare forme di collaborazione intercomunale che offrano l’opportunità di verificarne i vantaggi in maniera diretta. Sulla base di queste esperienze si può provare a promuovere, in un secondo momento e sempre in forma volontaria, percorsi di fusione e accorpamento, tenuto conto degli effetti positivi prodotti da questa modalità nelle esperienze praticate a livello europeo, in termini di miglioramento dell’efficienza e dell’efficacia dei processi organizzativi e gestionali degli enti locali nella realizzazione delle politiche pubbliche, di aumento della loro autonomia funzionale e di miglioramento dei rapporti intercomunali (Spalla 2012).
Riferimenti bibliografici
Spalla, F. (2012). Il governo locale in Italia. Istituzioni in trasformazione. Mc Graw Hill, Milano