Tra le discipline psicologiche, la psicologia della personalità è quella che ha maggiormente approfondito lo studio dei gusti musicali, allo scopo di analizzarne i possibili rapporti con le caratteristiche stabili di personalità.
Questo articolo propone una sintesi dei principali risultati di tali ricerche.
La misurazione delle preferenze musicali
Le prime ricerche sui gusti musicali in psicologia della personalità sono basate sulla misura delle preferenze per brevi estratti di brani musicali somministrati ai soggetti (Cattell e Saunders, 1954; Keston e Pinto, 1955), secondo un approccio che presentava alcuni limiti posti dalla scelta dei brani da parte dello sperimentatore e dall’uso quasi esclusivo di musica classica. In altri casi è stato chiesto ai soggetti stessi di stilare un elenco di compositori preferiti, indicando degli esempi specifici di opere o brani rappresentativi; sempre però con riferimento quasi esclusivo alla musica classica, tranne poche eccezioni che prendevano in considerazione anche esempio tratti dal jazz e dal folk (Payne, 1967).
Più di recente, negli anni ’80, si è ricorso ad un altro metodo: le preferenze venivano misurate con una scala di tipo Likert rispetto a un elenco di generi musicali contenente degli esempi di autori rappresentativi (Christenson e Peterson, 1988; Litle e Zuckerman, 1985; Dollinger, 1993; Rawlings e Ciancarelli, 1997).
La Musical Preference Scale di Litle e Zuckerman
Un’attenzione particolare merita la scala di preferenze musicali costruita da Litle e Zuckerman (1985) ed utilizzata negli Stati Uniti e in Australia, in diverse ricerche sulle preferenze musicali e in particolare sulle preferenze giovanili per il rock in rapporto ai comportamenti devianti.
Questa scala è costituita da una prima parte in cui sono presenti alcune domande sugli interessi musicali, sul tempo di ascolto e sul tipo di conoscenze e competenze in campo musicale, e da una seconda in cui viene chiesto di dare un giudizio di preferenza su una scala Likert a 5 punti per una serie di generi musicali divisi in ulteriori categorie, rappresentative dei diversi tipi di musica presenti sul mercato. La selezione è stata infatti ottenuta sulla base delle indicazioni del mercato discografico, prendendo a riferimento le classificazioni dei principali distributori di dischi (i generi vanno dal rock, al jazz, al pop, alle colonne sonore, alla musica elettronica ed alla musica classica).
Le teorie della personalità confrontate con i gusti musicali
Gli studi sul rapporto tra le preferenze musicali e le caratteristiche di personalità hanno fatto riferimento principalmente a quattro modelli teorici:
- a) la teoria dei tratti di Cattell,
- b) la teoria di Eysenck,
- c) la teoria della “ricerca di sensazioni” di Zuckerman,
- d) il modello dei 5 fattori (Big Five).
La ricerca di Cattell
Raymond Cattell è stato il primo a ipotizzare l’esistenza di relazioni stabili tra gusti musicali e caratteristiche di personalità. Il suo modello è basato su una serie di tratti, intesi come strutture mentali inferite dall’osservazione del comportamento che consentono di prevedere quello che una persona farà in una data situazione (Cattell e Kline, 1982). Essi vengono distinti in tratti comuni e tratti unici, tratti superficiali e tratti originari, tratti temperamentali, tratti dinamici e tratti di abilità.
Sulla base di tre tipi di dati: valutazioni della vita reale (dati L), autovalutazione (dati Q), e test obiettivi (dati T), mediante il procedimento statistico dell’analisi fattoriale, sono stati identificati 23 tratti originari bipolari di natura prevalentemente temperamentale. Da questi tratti sono stati individuati dei fattori di II ordine: a) intelligenza, b) estroversione (in cui sono stati raggruppati i fattori denominati affeczia, sorgenza, disinibizione, gruppo dipendenza), c) ansia (che riunisce i fattori debolezza dell’io, inibizione, sospettosità, propensione alla colpa, bassa opinione di sé, bassa tensione ergica), d) coterzia (sizia, rigidità, perspicacia), e) indipendenza (sorgenza, dominanza, disinibizione, freddezza affettiva, sospettosità), f) prudenza (perspicacia, affeczia), g) soggettività (praticità, progressismo), h) buona educazione (forza del super-Io, sottomissione, desorgenza, consapevolezza di sé) (Caprara, Gennaro, 1994).
Rispetto alle preferenze musicali Cattell ha cercato di individuare i tratti collegati ai diversi gusti musicali per distinguere definire quali tipi di musica sarebbero potuti risultare “terapeutici” per particolari tipi di personalità. A tale scopo ha creato un apposito strumento di misura, il Music Preference Test Personality IPAT (Cattell e Eber, 1954), per valutare le preferenze e confrontarle con gli aspetti della personalità.
Per fare ciò sono stati selezionati 120 brevi estratti di pezzi musicali, prevalentemente di musica classica, con qualche esempio di musica popolare, folk e jazz, sottoposti ai soggetti in una versione per pianoforte, per i quali veniva chiesto il grado di preferenza, la familiarità con gli stessi, e le eventuali immagini mentali suscitate. Dai risultati è stata elaborata un’analisi fattoriale da cui sono stati estratti 12 fattori, che raggruppavano diversi tipi di preferenze (ad esempio un fattore riuniva tipi di musica jazz, pop, con una forte enfasi ritmica, un tempo veloce, armonie dissonanti, uno stato d’animo gioioso ma agitato che quindi poteva essere associato all’estroversione; un altro, invece, la musica classica di tipo sentimentale, introspettiva, ma allo stesso tempo allegra e gioiosa; un altro invece riuniva le valutazioni negative per alcuni brani jazz, cocktail lounge e musica classica (Cattell e Saunders, 1954).
Per otto di questi fattori è stato possibile stabilire una corrispondenza diretta con specifici tratti di personalità: a) adattamento, b) egocentrismo, c) completa socievolezza, d) introspettività, e) ansia, f) preoccupazione, g) eccentricità, h) tenacia (Cattell e Kline, 1982).
Il modello della personalità di Eysenck
La prima elaborazione di questo modello (Eysenck, 1960) è basata su due superfattori l’estroversione–introversione ed il nevroticismo, cui si è aggiunto, in uno sviluppo successivo un terzo superfattore, lo psicoticismo. In particolare Eysenck distingue le reazioni, i tratti e i tipi in rapporto alla loro specificità o generalità. Il livello più specifico è quello delle reazioni, a livello intermedio si pongono i tratti, intesi come tendenze interne relativamente stabili che risultano dall’aggregazione di reazioni simili, mentre i tipi costituiscono il livello più generale che riuniscono una serie di tratti. Ad esempio, il superfattore individuato al livello dei tipi aggrega tra loro una serie di tratti come socievolezza, impulsività, attività, vivacità e eccitabilità.
Eysenck ha cercato di dare una solida base biologica alle dimensioni individuate, mettendo in relazione l’estroversione–introversione ed il nevroticismo con i due sistemi che presiedono all’eccitazione corticale ed all’eccitazione autonomica ed ipotizza che il grado di estroversione o introversione sia una misura dell’eccitabilità (arousability) corticale risultante dall’attività del sistema di attivazione reticolare ascendente. Cosi, per effetto di un elevato livello interno di eccitazione (arousal) gli introversi tendono ad evitare la stimolazione esterna per evitare un eccesso di stimolazione, mentre gli estroversi, avendo un basso livello di eccitazione, sono sempre alla ricerca di nuove o più intense stimolazioni esterne per realizzare e mantenere un livello di stimolazione per loro ottimale. Il nevroticismo è invece messo in relazione all’eccitazione autonomica e quindi all’attività di quella parte del sistema nervoso, indicato come cervello viscerale (sistema limbico), che comprende l’ippocampo, l’amigdala, il setto, il cingolo e l’ipotalamo, che presiede alla regolazione della vita emotiva. I due sistemi non sono indipendenti ma agiscono sinergicamente e in varie combinazioni rispetto alle manifestazioni disposizionali e comportamentali, per cui si potrebbe dire, in base a un criterio di predominanza, che l’arousal discrimina lungo la dimensione estroversione-introversione e l’activation discrimina lungo la dimensione stabilità-instabilità emotiva (Caprara, Gennaro; 1994).
Lo psicoticismo risulta invece un costrutto più complesso e controverso. Eysenck descrive i soggetti con un alto livello di questa dimensione come egocentrici, aggressivi, impersonali, freddi, mancanti di empatia, impulsivi, privi di interesse per gli altri e in generale incurante del benessere e dei diritti delle altre persone; allo stesso tempo però risultano anche originali e creativi (Eysenck, 1976, 1992; Caprara, Luccio, 1986). Nelle forme estreme di psicoticismo vengono indicate frequenti reazioni associate a criminalità, schizofrenia paranoidea e psicosi maniaco-depressiva (Zuckerman, 1979).
Le ricerche legate alla teoria di Eysenck
Payne (1967) ha riesaminando la ricerca di Cattell e Saunders (1954), evidenziandone i limiti rispetto alla scelta dei brani, la durata molto breve, e l’esecuzione di tutti i pezzi in un arrangiamento per pianoforte. Inoltre sostiene che dei 12 fattori solo 8 risultano meglio definiti e di questi alcuni potevano essere raggruppati a formare un fattore di II ordine definito classicismo/romanticismo. A partire da questa considerazione, e facendo riferimento al modello di Eysenck (1960), ipotizza che le persone con temperamento stabile/nevrotico tendono ad avere gusti musicali classici/romantici.
Questi ultimi vengono definiti in base alla contrapposizione tra sentimento e forma, intendendo per forma gli aspetti legati alla struttura della musica e per sentimento sia lo specifico contenuto emozionale della musica che il più generale aspetto emozionale di tipo estetico. Nella musica classica sarebbero più centrali gli elementi legati alla forma, nonché quelli propri di tipo emozionale estetico; mentre nella musica di tipo romantico sarebbero centrali gli aspetti emozionali della musica. Per valutare le preferenze, in questo caso, è stato usato un altro metodo; invece di far ascoltare i brani musicali, veniva chiesto ai soggetti (studenti e ascoltatori abituali non professionisti) di indicare una serie di compositori preferiti con dei brani per essi rappresentativi, classificati in termini di classicismo e romanticismo, con l’aiuto di un gruppo di esperti musicisti. Questi dati sono stati poi confrontati con i risultati per il Maudsley Personality Inventory di Eysenck, confermando l’ipotesi della ricerca, inoltre è risultata una tendenza generale verso il romanticismo per gli studenti, escludendo l’influenza del sesso, dell’età e dell’abilità musicale.
In un altro studio, Daoussis e Mckelvie (1986) hanno confrontato i gusti musicali (su un elenco di cinque generi: rock’n’roll, jazz, country/western, classica, altra) con il grado di estroversione/introversione (Eysenck, 1967, 1970) su un campione di 50 studenti, trovando che sia gli introversi che gli estroversi preferivano il rock e nessuno gli altri tipi di musica, ed inoltre all’interno della categoria rock, entrambi indicavano il rock’n’roll al primo posto e il punk all’ultimo; il che può essere spiegato in funzione del campione omogeneo, composto da soli studenti con preferenze comuni.
Keston e Pinto (1955) hanno riscontrato alcune relazioni tra le preferenze (misurate con il Keston Music Preference Test, rispetto a brevi estratti di musica classica, pop e swing) e la capacità di riconoscimento musicale, la formazione in campo musicale e l’introversione intellettuale (con le preferenze per la musica classica), definita da Heston (1949) come caratteristica propria dei soggetti indipendenti, analitici, teorici e che privilegiano i lavori pianificati e dettagliati.
Preferenze musicali e Psicoticismo
Un primo confronto indiretto tra gusti musicali e psicoticismo può essere fatto tra i risultati delle ricerche di Chapman e Williamson (1976), e Roe (1985) – da cui risulta che adolescenti e giovani adulti di sesso maschile preferiscono musiche hard come il rock e jazz, rispetto a musiche più soft come il pop – ed il grado di psicoticismo al test di Eysenck (1976), per soggetti maschi di questa età.
Studi più dettagliati e diretti sulla dimensione di psicoticismo sono stati condotti da Rawlings, Hodge, Sherr e Dempsey (1995), su diversi aspetti delle preferenze musicali, da cui sono emerse delle correlazioni significative con le scelte per l’hard rock rispetto alla musica easy listening ricorrendo a due metodi diversi, cioè misurando i gusti musicali sia con l’ascolto diretto di brani rappresentativi di quattro generi differenti (dance, easy listening, classica e hard rock/heavy metal), sia con la Scala di preferenze musicali di Litle e Zuckerman (1986), da cui sono emersi risultati concordanti; inoltre è stato evidenziato che i soggetti con alto livello di psicoticismo preferivano di più accordi di tipo dissonante (aumentati, diminuiti, atonali), rispetto a quelli con un livello minore che invece preferivano accordi consonanti, maggiori e minori; il che potrebbe spiegare le preferenze per l’hard rock, come preferenze per i suoni duri, rumorosi, tipici di questo tipo di musica. Sono state anche confrontate le preferenze per i brani musicali ascoltati e gli accordi di diverso tipo su uno stesso gruppo di soggetti, dando conferma dei risultati precedenti ottenuti separatamente. La stessa relazione tra psicoticismo e hard rock è stata riscontrata in una ricerca successiva di Robinson et al. (1996) sui rapporti tra i gusti musicali e il comportamento ribelle giovanile.
La “ricerca di sensazioni” di Zuckerman
Cosi come Cattell negli anni ’50, Marvin Zuckerman più recentemente (1979, 1994) ha dato un grosso contributo alla ricerca sulle preferenze musicali, elaborando, come già visto prima, un apposito strumento di misura, la Musical Preference Scale per superare i limiti degli studi precedenti, basati prevalentemente sull’ascolto di brani selezionati dagli sperimentatori e presentando ai soggetti un’ampia lista di tipi diversi di musica che abbracciava tutti i generi musicali per i quali indicare il grado di preferenza. La scala è stata creata allo scopo di evidenziare i rapporti tra le preferenze musicali e il costrutto ricerca di sensazioni di Zuckerman (1979), su cui si basa la sua teoria di personalità.
La “ricerca di sensazioni” (sensation seeking) esprime il “bisogno di varie, nuove e complesse sensazioni ed esperienze” e perciò la propensione ad assumere rischi fisici e sociali, al solo fine di tale esperienza (Zuckerman 1979). L’organismo sarebbe caratterizzato da un livello ottimale di attivazione e tenderebbe perciò al mantenimento di un “tono edonico positivo” tramite il livello ottimale di stimolazione (Caprara e Gennaro 1994); così alcuni individui con un elevato livello di attivazione preferiscono situazioni di bassa stimolazione, e altri invece, con un basso livello di attivazione, preferiscono situazioni di intensa stimolazione. Le differenze individuali nella ricerca di sensazioni corrispondono perciò, secondo Zuckerman, all’espressione di una dimensione di personalità. Per la misura della ricerca di sensazione è stato elaborato un questionario di autovalutazione, la Sensation Seeking Scale, che misura quattro diversi aspetti della ricerca di sensazione, corrispondenti a quattro fattori: 1) la ricerca di forti emozioni e di avventura, tramite sport e attività rischiose; 2) la ricerca di esperienze, tramite la mente ed i sensi ed uno stile di vita non conformista; 3) la disinibizione, tramite stimoli sociali quali il sesso, ubriacarsi con gli amici, ecc; 4) la suscettibilità alla noia, come avversione per le situazioni monotone e invarianti.
Come nel modello di Eysenk dell’estroversione-introversione, Zuckerman ha inizialmente assegnato un ruolo centrale alla formazione reticolo corticale attivante nel determinare le differenze individuali nel livello di attivazione e quindi nella ricerca di sensazione; successivamente ha spostato l’attenzione sul ruolo svolto dal sistema delle “monoammine del sistema limbico”, considerato uno dei meccanismi neurofisiologici che presiedono all’attivazione corticale e che sarebbero maggiormente responsabili delle differenze individuali rispetto alla ricerca di sensazioni. La dopamina sarebbe responsabile della tendenza ad un’elevata attività generale ed all’esplorazione, e la norepinefrina sarebbe collegata al rinforzo positivo connesso alle situazioni nuove ed alla conseguente voglia di assumere rischi. I “ricercatori di sensazioni” caratterizati da un basso livello di attività del sistema catecolaminico (testimoniato da bassa quantità di dopamina, norepinefrina e MAO nel sangue), sarebbero indotti a cercare attività rischiose e livelli di stimolazione cui verrebbe ad associarsi un maggior rilascio di catecolamine (Caprara, Gennaro 1994).
Ricerca di sensazioni e preferenze musicali
Glasgow e Cartier (1985) hanno studiato le preferenze musicali rispetto al costrutto di ricerca di sensazioni di Zuckerman e al “conservatorismo” di Wilson (1985), che si riferisce alle caratteristiche di personalità di soggetti che ricercano la familiarità, la semplicità e la sicurezza, rispetto a stimoli nuovi, complessi e minaccciosi, in modo analogo a come Zuckerman considera la dimensione ricerca di sensazioni.
Questi due costrutti sono stati confrontati con le preferenze per brani di musica classica, differenziati secondo due dimensioni: semplicità/complessità e familiarità/non familiarità, mostrando una correlazione significativa tra conservatorismo e familiarità, ma nessuna tra semplicità/complessità e preferenze musicali, né tra “ricerca di sensazioni” e preferenze musicali.
Litle e Zuckerman (1986) hanno criticato questo lavoro per l’utilizzo quasi esclusivo di brani di musica classica e per la metodologia statistica poco adeguata rispetto alla scala di Zuckerman ed hanno quindi condotto una nuova ricerca, in utilizzando la scala di preferenze musicali da loro creata ed una valutazione più precisa della Scala di “sensation seeking” (rispetto alle 4 sottoscale e non al punteggio totale come nell’altra ricerca). Da questa sono risultate alcune correlazioni positive tra i punteggi totali alla ricerca di sensazioni e le preferenze per tutti i tipi di rock (come già visto per le ricerche che hanno considerato la dimensione psicoticismo di Eysenck), e negativa con le preferenza per le colonne sonore e musiche più tranquille. In particolare si è visto che i soggetti con punteggi più alti per la scala “ricerca di avventura ed emozioni” e per la “ricerca di esperienze” preferivano il folk e la musica classica; quelli con alti punteggi di “disinibizione” preferivano il rock rispetto alle colonne sonore o la musica religiosa (risultati ritenuti coerenti con la teoria di Zuckerman, per cui i “ricercatori di sensazione” cercano musiche più complesse, intense e non convenzionali.
Il Big Five e il NEO Personality Inventory
Le ricerche più recenti fanno riferimento al modello dei 5 fattori di personalità (Dollinger, 1993; Rawlings e Ciancarelli, 1997) e al NEO-PI (Costa e McCrae, 1992).
I cinque fattori sono stati cosi indicati:
1) “estroversione/introversione”, cui sono riconducibili caratteristiche di personalità come l’energia, l’attività e la dominanza;
2) ”gradevolezza/ostilità”, cui sono riconducibili l’altruismo, la cooperatività, la gentilezza, la cordialità e la superbia, l’egoismo, l’indifferenza;
3) ”coscienziosità”, cui sono riconducibili la scrupolosità, la diligenza, l’ordine, la precisione, la perseveranza;
4) ”stabilità/instabilità emotiva o nevroticismo”, cui sono riconducibili la sicurezza, la calma e la tranquillità e al polo opposto l’insicurezza, la vulnerabilità e l’ansietà;
5) “apertura all’esperienza” (usata da Costa e McCrae, 1992), con riferimento a caratteristiche come la creatività, l’originalità e la curiosità intellettuale.
Le preferenze musicali e il Big Five
La prima ricerca che ha analizzato le preferenze musicali rispetto al modello del Big Five è quella di Dollinger (1993), in cui vengono confrontati i punteggi sulla Scala di preferenze musicali di Litle e Zuckerman (1986) con quelli misurati con il NEO PI (Costa e McCrae, 1992), ponendo l’attenzione soprattutto sulla dimensione “apertura all’esperienza”, che indica una disposizione per i prodotti culturali ed estetici e quindi anche un interesse per differenti forme di musica, e soprattutto quelle meno popolari. Le scale su cui viene misurata l’apertura all’esperienza comprende 6 sottoscale: a) apertura alla fantasia, b) alle esperienze estetiche, c) ai sentimenti, d) alle azioni, e) alle idee (curiosità), f) ai valori; inoltre usando il NEO-PI è possibile esaminare un aspetto del costrutto di Zuckerman “ricerca di sensazioni”, in quanto include una scala sulla ricerca di eccitazione, come parte dell’estroversione.
In questa ricerca è stata usata una versione ridotta, a 30 items della scala di Litle e Zuckerman, da cui sono stati estratti 6 fattori che rappresentano 6 raggruppamenti di generi musicali (una sorta di “metageneri”). Alcuni items che non presentavano una saturazione alta su nessun fattore sono stati utilizzati separatamente per le correlazioni con le misure di personalità; sono risultate alcune relazioni significative tra l’”apertura all’esperienza” e le preferenze per la musica classica, il jazz e il soul/rhythm and blues; tra ”estroversione” e jazz, anche se di minore intensità; “ricerca di eccitazione” e hard rock; “nevroticismo” e popular music; “gradevolezza” e musica classica.
Rispetto ai generi musicali esterni ai fattori, l’apertura all’esperienza ha presentato il maggior numero di correlazioni: con la new-age, il reggae e il folk-ethnic; l’estroversione è risultata positivamente correlata con la new-age e negativamente – insieme alla ricerca di eccitazione -, con il gospel. Trova cosi sostegno l’ipotesi di una relazione tra l’apertura all’esperienza e diversi tipi di musica, soprattutto non convenzionali, nonché quella tra ricerca di eccitazione e musiche con un forte potenziale di attivazione e tra nevroticismo e forme più convenzionali, a causa degli effetti negativi della musica più eccitante.
Questa ricerca è stata però criticata da Rawlings e Ciancarelli (1997) per l’utilizzo di un campione limitato di soggetti, la versione ridotta della scala di preferenze musicali, l’uso di una forma iniziale del NEO PI e per la metodologia statistica applicata.
Viene cosi condotta una nuova ricerca su un campione di 150 soggetti (studenti di psicologia e di medicina), con la versione completa della Scala di preferenze musicali e una nuova versione del NEO Personality Inventory (forma V), elaborando analisi statistiche più dettagliate. Per quanto riguarda i dati della scala di Litle e Zuckerman sono state condotte tre analisi fattoriali (analisi delle componenti principali). Una prima sui sottogeneri di ciascuno delle dieci categorie di musica considerate (rock, jazz, country/western, pop), da cui è emerso un unico fattore per ogni categoria, tranne per il rock che è risultato suddiviso in tre nuove categorie: hard rock (punk rock, alternative e heavy metal), soft rock (rock’n’roll, surfer e jazzrock) e pop rock (pop rock e “mainstream”), la “popular music” e le colonne sonore che sono state riunite, ottenendo due fattori: dance/techno/rap e easy listening. Una seconda analisi fattoriale è stata condotta sui nove items iniziali della scala in cui venivano esaminati gli interessi musicali e le competenze musicali, ottenendo due fattori che rispecchiavano questi aspetti; infine una terza analisi fattoriale è stata elaborata sui fattori musicali ottenuti precedentemente (le sette categorie che davano un fattore, le tre suddivisioni del rock e i due fattori formati dalle categorie “popular “e “soundtrack”) da cui sono stati estratti 3 fattori, che spiegavano il 59% della varianza.
I 3 fattori sono stati cosi indicati: 1) “rock music” (che rappresentava i diversi tipi di rock delle due categorie soft rock e hard rock); 2) “ampiezza di preferenze” (che rappresentava le preferenze per un gran numero di generi musicali: musica classica, jazz, country/western, folk e religious, e 3) “popular music” (che riuniva i generi delle categorie “popular” e “soundtrack”: easy listening e dance/techno/rap e la categoria “pop rock”).
Dall’analisi delle correlazioni canoniche sui 3 fattori musicali, le 5 scale di personalità del NEO-PI e le variabili demografiche sono risultate 3 variabili canoniche che hanno spiegato il 100% della varianza. La prima variabile legava le preferenze per la popular music, un basso livello di “apertura all’esperienza“, “estroversione” e scarso interesse per la musica; la seconda univa le preferenze per il rock e una tendenza a non preferire le altre musiche con poca competenza musicale, l’essere maschi e l’incoscienza; la terza variabile univa tutti i tipi di musica con la tendenza ad essere aperti all’esperienza ed estroversi. Inoltre sono state calcolate delle correlazioni di Pearson tra i fattori musicali di I e II ordine e le scale di estroversione e apertura all’esperienza e le loro sottoscale (dato il gran numero di correlazioni è stato adottato un livello di significatività dello .001% per bilanciare il rischio di errori di I e II tipo), che hanno evidenziato che gli estroversi preferiscono la “popular music”(.34), viste le correlazioni dell’estroversione totale e delle sue sottoscale con il terzo fattore musicale (pop) e con generi musicali come l’easy listening e il pop rock, ad eccezione della scala ricerca di eccitazione, a sua volta correlata con le preferenze per il rock (in particolare l’hard rock) L’apertura all’esperienza risultava correlata con le preferenze per i generi musicali riuniti nel secondo fattore (classica, jazz, country, elettronica) e quelli del terzo fattore rock (.34).
Le ricerche di sui gusti musicali e la devianza giovanile
Arnett (1992), ha messo in evidenza il ruolo della ricerca di sensazioni come variabile mediatrice tra le preferenze per l’hard rock e heavy metal e i comportamenti “temerari”, quali l’abuso di droghe, la guida spericolata in stato di intossicazione, il sesso senza contraccettivi, gli atti di vandalismo (Levine e Kozak, 1979; Riemer, 1981), trovando alcune correlazioni significative tra le preferenze per questa musica e la ricerca di sensazioni e tra ricerche di sensazioni e comportamenti a rischio, ma non una relazione diretta tra i comportamenti a rischio e le preferenze musicali; a dimostrare come questi comportamenti e le preferenze fossero legati alla comune caratteristica di essere entrambe esperienze intense, fonte di forti sensazioni.
In un lavoro precedente (Arnett, 1991) aveva visto che i giovani adolescenti a cui piace l’heavy metal lo ascoltano soprattutto quando sono angosciati e la musica ha un effetto calmante e catartico, a conferma dei risultati di Kurdek (1987) che ha dimostrato come gli adolescenti usino la musica come strategia di coping per i loro problemi, e forse proprio l’heavy metal più di altre musiche è in grado di eliminare l’angoscia, tipica dell’adolescenza, con il suo suono aggressivo e carico di rabbia.
Sempre nell’ambito della psicologia della personalità Zillman e Robinson (1996) studiando la ribellione giovanile, hanno trovato alcune relazioni significative tra le preferenze per video di hard rock (come musica deviante) e la dimensioni di “psicoticismo” (a conferma delle precedenti ricerche) e di “ribellione proattiva” di McDermott (1988), definita come una disposizione emotiva negativa derivante da contrasti interpersonali, frustrazione, rifiuto e mancanza di cure, caratterizzata da un comportamento vendicativo; e che, come lo “psicoticismo” implichi egocentrismo, insensibiltà o crudeltà e la propensione per comportamenti aggressivi e antisociali. Inoltre si è visto come le preferenze per questo tipo di musica fossero associate a rapporti familiari negativi e soprattutto tra le ragazze un basso livello di autostima, legato al carattere antifemminista e sessista dei testi dell’heavy metal.
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Da come è scritto l’articolo, secondo me lei ascolta musica classica o italiana. Sbaglio? Interessante, ma un po’ compilativo.
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I miei ascolti musicali spaziano dalla classica, all’indie rock, all’elettronica sperimentale. Su questo blog troverà anche altri articoli sulla musica techno ed i rapporti tra preferenze musicali e devianza giovanile, se interessato al tema.
Questo articolo vuole essere una breve rassegna delle ricerche di settore, come introduzione al tema, forse per questo risulta un pò didascalico.
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