L’intervento psicologico clinico può assumere diverse declinazioni, a seconda che si rivolga all’individuo, ai gruppi, alle organizzazioni o ai più ampi contesti sociali. Il suo obiettivo e prodotto – secondo il modello teorico dell’analisi della domanda – consiste nel recupero e sviluppo della capacità decisionale di colui o coloro che lo richiedono, intendendo per capacità decisionale la competenza a definire obiettivi utili per il proprio sviluppo e l’efficacia nel perseguirne il raggiungimento (Grasso, Cordella, Pennella 2016, Grasso, Salvatore 1997).
A tale scopo, l’intervento psicologico clinico utilizza due strumenti principali: il setting, ossia l’assetto spazio-temporale e mentale-relazionale dell’intervento psicologico e la relazione psicologo-consultante/i. Questi due strumenti consentono al consultante (o consultanti) di analizzare e rielaborare i vissuti e significati affettivi attraverso cui si dà senso e forma alle relazioni entro il proprio contesto di vita, intese quali matrici da cui scaturiscono problemi i cui sintomi portano a richiedere un intervento psicologico.
In tal modo si mira a promuovere lo sviluppo della capacità del consultante (o consultanti) di comprendere il significato emozionale delle caratteristiche del proprio contesto di vita e del proprio modo di vivere entro tale contesto secondo modalità relazioni-affettive tipiche e prevalenti, allo scopo di intervenire su queste dinamiche relazionali per modificare le condizioni che producono i problemi e consentire così di recuperare la propria capacità decisionale (Grasso, Cordella, Pennella 2016).
Entro tale processo di comprensione per il cambiamento assume un ruolo centrale il lavoro sulla relazione consultante/i-psicologo, perché entro tale relazione tenderanno a riprodursi le specifiche modalità emozionali e relazionali del consultante (o dei consultanti) di dar senso e forma alle proprie esperienze di vita, a partire già dalla specifica modalità affettivo-relazionale con cui viene effettuata la richiesta di intervento e dalle attese ad essa legate (Carli 1987, 1995, 2006; Carli, Paniccia 2003, 2011; Carli, Paniccia, Lancia 1988; Grasso 1997, 2001, 2010; Grasso, Cordella, Pennella 2016).
Il lavoro di consulenza psicologica si focalizza quindi sullo sviluppo delle capacità del consultante/consultanti di ripensare e rielaborare il senso della dimensione relazionale della propria esistenza, contestualizzandole entro le condizioni e caratteristiche specifiche del proprio contesto di vita. In questo modo diventa possibile sviluppare una maggiore consapevolezza rispetto ai motivi per cui si agisce e si vive secondo specifiche modalità affettivo-relazionali, collegabili alla genesi dei problemi alla base della richiesta di intervento psicologico e diventa cosi possibile immaginare modalità alternative di agire e vivere, più efficaci nel garantire una vita migliore per sé e per gli altri entro i propri sistemi di relazioni, sulla base dell’individuazione di modalità alternative di dare senso e forma alle proprie esperienze.
Di conseguenza, va liberato il campo da una serie di malintesi ed equivoci rispetto al senso dell’intervento psicologico.
La psicologia non cura malattie, perché i sintomi psichici e relazionali per i quali ci si può rivolgere ad uno psicologo (come ansia, fobie, depressione, comportamenti compulsivi, disturbi psicosomatici, conflitti interpersonali, calo delle performance, mancanza di coinvolgimento e partecipazione, anomia, degrado socio-ambientale e simili) possono essere considerati e trattati efficacemente più come problemi di natura comunicativa, che come malattie (Carli, Paniccia 2003, 2011; Grasso 1997, 2011, 2010; Grasso, Cordella, Pennella 2016). Allo stesso tempo la psicologia non può far scomparire questi sintomi (come invece molto spesso viene richiesto, quasi come precondizione per un intervento di tipo psicologico) senza modificare prima le condizioni emozionali e relazionali che sono alla base dei problemi che li generano; né può fare miracoli né salvare, non essendo una fede.
Riferimenti bibliografici
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Carli, R. (1995). Il rapporto Individuo/Contesto. Psicologia Clinica, 1 (1), 5-20
Carli, R. (2006). Psicologia clinica: professione e ricerca, Rivista di Psicologia Clinica n.1
Carli R., Paniccia R. M. (2003), Analisi della domanda. Teoria e tecnica dell’intervento in psicologia clinica, Il Mulino, Bologna.
Carli, R., Paniccia, R.M. (2011). La cultura dei servizi di salute mentale in Italia. Dai malati
psichiatrici alla nuova utenza: l’evoluzione della domanda di aiuto e delle dinamiche di rapporto. Milano: Franco Angeli
Carli, R., Paniccia, R. M., Lancia, F. (1988), Il gruppo in psicologia clinica, Carocci: Roma
Carli R., (1992), L’analisi della domanda nell’intervento psico-sociale, in “Il giornale degli psicologi”, 1
Grasso, M. (a cura di) (2001), Modelli e contesti dell’intervento psicologico, Kappa: Roma
Grasso, M. (1997), Psicologia clinica e psicoterapia. Teoria e tecnica dell’intervento psicologico, Kappa: Roma
Grasso, M. (2010), La relazione terapeutica. Percorsi di intervento in psicologia clinica, Il Mulino: Bologna
Grasso, M., Salvatore S. (1997). Pensiero e decisionalità. Franco Angeli: Milano
Grasso, M., Cordella, B., Pennella, A. (2016), L’intervento in psicologia clinica. Carocci: Roma